La vita ed il pensiero di Erich Fromm
Erich Fromm
(Francoforte sul Meno, 23 marzo 1900 - Locarno, 18 marzo 1980)
Biofilia e Necrofilia nella società
Fromm pone come epigrafe al suo scritto sulla genesi umana dell'aggressività umana la seguente frase:"Quando guardo alla storia sono pessimista, ma se guardo alla preistoria sono ottimista." (I. C. Smuts)
Con questa epigrafe Fromm riassume le tesi fondamentali e le conclusioni a cui egli arriva.
A differenza delle tesi di Lorenz, per il quale l'aggressività umana è parte dell'uomo, Fromm evidenzia gli aspetti più profondi che permettono la vera comprensione dell'uomo e come questi siano da rintracciare in un'analisi che va oltre il riduzionismo darwiniano. La mancata conoscenza dell'uomo in un'ottica più ampia porta a trascurare un aspetto importante dell'analisi dell'aggressività e distruttività presenti nell'uomo; infatti questo aspetto dell'umanità si delinea come reazione di difesa contro le minacce agli interessi dell'uomo e alla loro oppressione. Fa notare Fromm che con l'aumento della produttività, la divisione del lavoro, la costruzione di elites, ecc., si creano le condizioni che portano l'uomo a sperimentare condizioni di oppressione inaccettabili per la propria natura umana. Pertanto con il progredire della storia si è verificato l'aumento della violenza e della distruttività.
Un'analisi della complessificazione della struttura sociale attraverso diverse discipline (psicologia, antropologia, sociologia ecc) può fornire elementi che ci permettono di cogliere aspetti che influiscono sulle condizioni di vita sociale e dell'influenza della società nell'uomo. "Mutando le condizioni sociali e tutto il sistema che le genera attraverso il tempo, potremo porci nella condizione di ridurre ed, anche, di eliminare il fenomeno della distruttività umana." (op. cit. p. 193)
Nella sua concezione di aggressività, Fromm distingue tra istinto e passioni radicate nel carattere oltre a fornire la distinzione, non meno importante, tra pulsioni organiche e non organiche.
Per Fromm distruttività e crudeltà sono passioni radicate nell'esistenza dell'uomo e non istintuali. Non sono infatti presenti negli animali e costituiscono il modo attraverso cui l'uomo da senso alla propria vita. C'è nell'uomo una spinta a dar senso alla propria vita in termini di realizzazione personale e le passioni umane devono essere considerate in base alla loro funzione rispetto al processo vitale de loro organismo; quindi non ci sono funzioni prioritarie rispetto ad altre, perché passioni non diventano potenti solo dopo che sono stati soddisfatti i bisogni fisiologici primari. "La gente si è suicidata per l'incapacità di realizzare la propria passione di amore, potere, fame, vendetta, mentre virtualmente inesistenti sono i casi di suicidio per insoddisfazione sessuale."(14) Nell'approfondire lo studio finalizzato a comprendere il problema della distruttività umana, Fromm ci fa capire che le passioni, buone o cattive che siano, devono essere concepite come il tentativo da parte dell'uomo di dare senso alla propria esistenza.
La tendenza a mobilitare le passioni può incoraggiare due modi di esistere da un lato possono venir incoraggiate verso un'esistenza produttiva, dall'altra se questo non avviene, si crea quella situazione che induce ad esprimere una passione distruttiva.
La concezione di Fromm dell'aggressività umana trova le sue radici nella teoria del carattere.
È nel carattere che dobbiamo andare a ricercare la radice dell'aggressività e viene fatta una suddivisione tra aggressività benigna(15) e maligna. Quella benigna e quella che protende verso l'aspetto dinamico della vita, quella che Fromm colloca nell'atteggiamento Biofilo.
L'aggressività maligna è quella che induce alla spinta distruttiva-aggressiva ben spiegata nell'atteggiamento del sadico, il cui desiderio è trasformare una persona in un oggetto, in un elemento di possesso, per farlo diventare un oggetto su cui esercitare la propria volontà dispotica e oppressiva. Per il sadico, annientare l'altro, è la gioia più grande che va oltre il piacere di infliggere sofferenza. In quest'ottica si delinea quindi quello che Fromm definisce un atteggiamento necrofilo dove la tendenza di vita (insita nel biofilo) viene progressivamente ridotta fino a farla diventare inanimata; questo amore e questo tendere verso l'inanimato viene definito da Fromm necrofilia.
Nella sua analisi relativa all'aggressività umana e alla distruzione, l'autore prende le distanze da Lorenz il quale ha una concezione innatista dell'aggressività. Per Fromm la realtà umana non può essere assimilata a quella animale e muove delle critiche avanzate anche da altri autori tra i quali Tinbergen. Non tutto ciò che Lorenz ha detto è da contestare, ma egli non ha tenuto conto nella sua teorizzazione sulla distruttività dell'importanza dei sistemi caratteriali in cui sono insite le passioni e delle condizioni individuali e sociali che ne provocano lo sviluppo.
Fromm analizza, inoltre, lo studio sull'aggressività umana di Freud, il quale iniziò una revisione a partire dal 1920 nello scritto Al di là del principio di piacere, dove la teoria degli impulsi fece spazio ad una nuova fase speculativa in cui alla contrapposizione fra Io e impulsi libidici, viene collocato il conflitto di base tra istinti di vita (Eros) e istinti di morte (Pathos). Sono gli istinti di morte la radice su cui si edifica la distruttività. Nei conflitti tra i due istinti Freud sottolinea come Eros tenda a unificare e integrare mentre Pathos sia disgregante, distruttivo.
Fromm, oltre a tener conto di questi aspetti epistemologici finora analizzati, porta avanti la sua riflessione attraversando anche un periodo storicamente importante come la prima guerra mondiale. L'esplosione di violenza distruzione e odio di quel periodo gli permette di evidenziare, nell'esistenza umana, un orientamento di necrofilia dell'individuo, una presenza che non dovrebbe essere costitutiva dell'uomo ma che trae origine da una deviazione dell'istinto di vita.
Per Fromm l'istinto di morte è una espressione patologica di quello di vita, mentre per Freud è un normale processo fisiologico.
Fromm nello schema relativo alla differenziazione tra aggressione benigna e maligna, aggiunge inoltre che esse possono essere definite anche adattive e non adattive. L'aggressività benigna è considerata tale perché ha come obiettivo la spinta alla vita, è adattativa, programmata filogeneticamente, comune a uomini e animali, non spontanea ma reattiva e difensiva e tendente a eliminare la minaccia. L'aggressività maligna è disadattativa, non programmata filogeneticamente, è caratteristica esclusiva dell'uomo, le sue manifestazioni sono l'omicidio e la crudeltà che sono fonti di piacere fini a loro stesse, e inoltre è dannosa in modo bidirezionale (sia per chi la esercita che per chi la riceve). Nonostante non si tratti di un istinto questa tipologia di aggressività trova le sue radici nelle condizioni dell'esistere umano. Pertanto l'autore mette in evidenza l'importanza dell'influenza del contesto in termini sociali. Per Fromm l'uomo non è un pezzo di carta bianco su cui la realtà sociale scrive la sua storia, ma si tratta di un individuo in grado di reagire "(...) ai richiami e alle pressioni del mondo esterno quando la sua vocazione fondamentale alla libertà viene compressa e rinnegata."(16)
In conclusione quello che emerge dall'analisi di Fromm è che l'aggressività e la distruttività umana risentono delle condizioni ambientali in cui l'individuo nasce, cresce, matura e della struttura del sistema sociale stesso; da qui le risposte potenziali sono due: la prima è la sindrome alla vita; ma dopo che tutto questo viene soppresso e alienato, l'altra risposta che l'uomo è in grado di dare è di tipo distruttivo, regredendo verso stadi inferiori e volgendo alla necrofilia che porta inesorabilmente alla sindrome che ostacola la vita.
Diventa fondamentale l'espressione delle nostre aspirazioni all'interno di un sistema sociale in grado di far esprimere l'uomo nella sua umanità affinché la realtà biologica in noi immanente e l'ideale al quale, intimamente, tendiamo, possa definitivamente esprimersi e realizzarsi.
NOTE:
14. E. Fromm, Anatomia della distruttività umana, cit., p., 26
15. "Nella vasta sfera delle manifestazioni dell'aggressività benigna trovano posto l'aggressione accidentale, l'aggressione sportiva, l'aggressione autoaffermatrice che Fromm pone nel quadro particolare della pseudo-aggrressione." (Cusimano, Luban-Plozza, op. cit. p. 226).
16. Op. cit. p. 235.