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PSICOANALISI NEOFREUDIANA

A cura dell' International Foundation Erich Fromm
Periodico quadrimestrale
anno XX numero 3 speciale
Registrato al Tribunale di Prato il 01/06/1988 al n. 133
Comitato Scientifico - Coordinatore: Irene Battaglini

Stampato in proprio - diffusione via Web
Direttore Responsabile: Ezio Benelli
Editing: Irene Battaglini
Polimnia - Musa della narrazione

APERTURA DEI LAVORI
SALUTO INAUGURALE DEL VICE-PRESIDENTE
E ASSESSORE ALLA SANITÀ
DELLA REGIONE TOSCANA
Paolo Benelli

Nell'augurare la massima riuscita dei lavori, ai quali sono interessato e attento, vi ringrazio vivamente di avermi invitato a partecipare a questo Convegno che mi sembra particolarmente interessante, proprio perché si propone il superamento di certe ideologie, magari più incisive o più aggressive, in favore di un concetto di nuovo umanesimo integrale.

E’ veramente necessario ritrovare una sintesi nuova quando affrontiamo i problemi della società, sia che si tratti di sociologia urbana, o dei problemi inerenti alla salute dell'individuo, nel duplice aspetto del corpo e della psiche, e quindi di pertinenza della medicina e della psicologia.

Questo stesso problema è stato evidenziato, qui a Firenze, ad un Convegno tenuto dal Prof. Enzo Veronesi. Si parlava di tumori, e dagli interventi si evinceva che, anche per questa malattia, una delle più terribili ed incombenti al giorno d'oggi, si richiede, per poterla affrontare e possibilmente risolvere, un approccio globale.

In generale, direi, per affrontare i problemi della salute dell'uomo, occorre una visione globale. Il tumore, in particolare, è anche un portato dello sviluppo, legato ai problemi dell'ambiente, dell'inquinamento, del tipo di alimentazione che abbiamo, così come anche certamente da tutta una serie di sostanze chimiche sulle quali non abbiamo certezza di non nocività.

Questa visione interdisciplinare, che vuole valutare il problema in una dimensione olistica, è certamente quindi insolita per il pensiero occidentale, che tende invece ad andare avanti attraverso un processo di iperspecializzazione, per cui, ad esempio, in medicina ci possono essere specialisti che sanno tutto sulla mano, O sugli occhi, ecc., ma che trascurano completamente il resto del corpo. La nostra scienza procede sempre più verso una parcellizzazione, mentre invece nel pensiero orientale si ha ancora una visione più complessa della medicina e dei suoi valori più profondi. La medicina cioè vista come salvaguardia della salute, più che come cura della malattia. Così, non era a caso che il Mandarino cinese tenesse tutti i medici alla sua corte e li licenziasse quando si ammalava: proprio perché il medico doveva servire per salvaguardare la salute, e non per curare la malattia. Se c'era malattia, i medici allora avevano fallito nel loro compito, e, coerentemente, il Mandarino li licenziava.

Questo modo di intendere la medicina richiederebbe un orientamento sempre più volto verso la prevenzione, poiché è assurdo pretendere di intervenire soltanto sugli effetti.

Così anche dovrebbe essere per l'analisi e la cura degli effetti di questo nostro disagio urbano, che è ormai una vera crisi, una "malattia". Bisogna non limitarsi a vedere solo alcune parti di problematiche così complesse: ad esempio cercare di curare soltanto i problemi del traffico, che, se pure sono importantissimi fattori di disagio ambientale non ne sono la causa esclusiva.

Affrontare i problemi del traffico, della circolazione urbana, è certamente una questione positiva, ma non possiamo non vedere anche questa inserita all'interno di un contesto di pianificazione, di programmazione globale. Occorrono appunto provvedimenti globali, che non possono prescindere dalla capacità, espressa dalla classe amministrativa, di proporre delle scelte, delle opzioni, e quindi dei valori.

Salvare quindi la città, il territorio, la "qualità" dell'acqua che beviamo, dell'aria che respiriamo, la qualità della nostra terra, che non deve essere inquinata dalle diossine. Questo non è certo un problema astratto, io credo che ci sia veramente questo rapporto complesso, che un tempo sì diceva alchemico, tra la terra e l'uomo, ed ora tra la qualità della vita ed i problemi della salute delle nostre città, che, è indubbio, sono città malate.

Ad esempio, andando a Venezia, si percepisce nettamente un senso di morte in questa pur splendida città, come del resto avevano già avvertito ed espresso tanti letterati, a partire da Thomas Mann. Forse, potrebbe voler dire che la città ha in sé questo male oscuro, come portato della propria natura? Non so, ma certo si pongono interrogativi inquietanti, certamente anche affascinanti, ma che, ripeto, non vanno analizzati in modo generico, bensì con precisione e competenza, cercando di agganciare tra loro i vari approcci possibili al problema posto, così come accade in questo vostro Convegno, il cui programma è certamente impegnativo e multidisciplinare, e perciò ricco di possibili suggerimenti.

E’ indubbio, conoscere, avere la consapevolezza dello stato di disagio in cui viviamo è già qualcosa, perché l'uomo non può continuare a camminare nel mondo, nella sua città, con stampato sul volto il beato sorriso della stupidità, facendo finta di niente! È vero, anche questo è un possibile stile di vita, che ha dei sostenitori, consapevoli o meno, mentre c'è chi vuole stare invece ad occhi aperti, criticamente, con un desiderio di riflettere sulla vita, sul proprio corpo, sulla propria anima, così come di riflettere sulla propria città, sul proprio territorio, sul proprio ambiente.

Certamente vi sono nodi di varia natura, che richiedono anche decisioni di carattere politico. Cioè, nella programmazione di un territorio si deve scegliere tra l'interesse generale e gli interessi di gruppi privati che hanno magari una visione speculativa del territorio, e che hanno posto nelle loro priorità soltanto la logica del profitto. Logica del profitto che certamente non va demonizzata, è anche un fattore positivo dello sviluppo economico, ma che va inserita in una selezione ed una subordinazione gerarchica rispetto alle scelte fatte appunto da parte dei pubblici poteri nell'interesse generale.

Da qui la necessità dì avere anche forme di pianificazione urbana più attrezzate e più agguerrite rispetto all'uso incontrollato del territorio.

Ho visto i vostri temi di discussione, che comprendono essenzialmente l'analisi di problemi vasti e vari, ma anche, e soprattutto, una riflessione più ampia: filosofica, direi, che propone una visione "olistica" della salute fisica e psichica.

Credo fermamente sia importante continuare in tal senso nell'indagine e nell'analisi, sena arrendersi. Credo nella grande capacità di iniziativa dell'uomo, e nella sua capacità di impegno. Credo che non dobbiamo assolutamente abbassare la bandiera. Credo che sia ancora una lunga strada da percorrere, importante è individuarla per poi seguirla.

L'insegnamento di Erich Fromm è uno dei punti fondamentali di tale cammino, a cui possiamo fare riferimento per una battaglia civile e democratica. Una battaglia di idee. Certamente a misura d'uomo.

Paolo Benelli

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